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Teaser
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Scheda tecnica
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Luigi, the enemy alienDurata 15' Betacam e DVCAM Rara ed esclusiva testimonianza di un ex deportato nei campi di prigionia australiani durante la seconda guerra mondiale. Luigi Camporeale, emigrato in Australia nel 1931, alletà di 11 anni, con ironia e chiarezza ripercorre 50 anni di storia dellemigrazione italiana: la partenza da Molfetta, il viaggio in piroscafo, il lavoro di pescatore daragoste, la grande depressione, la guerra e in particolare gli anni dellinternamento, infine, il grande contributo dato dagli italiani alla trasformazione dellAustralia in grande potenza industriale. Difatti tra il 1939 ed il 1942 era molto diffusa tra gli australiani la paura che gli italoaustraliani potessero costituire una quinta colonna nemica e quindi un pericolo per la sicurezza del paese. Gli italoaustraliani, unitamente ai tedeschi, i cittadini di paesi filoasse, alcuni australiani iscritti al partito comunista e al movimento nazionalista di destra Australia First e, dopo i fatti di Pearl Harbour, i giapponesi, furono denominati enemy aliens (nemici alieni) dalle autorità e sottoposti a controlli e divieti. Fu proibito loro di comprare o prendere in affitto terreni, di ottenere prestiti bancari, di viaggiare. Vennero sequestrati lampadine a pile, radio, macchine fotografiche, camion, trattori e imbarcazioni, in certi casi anche beni immobili. Nelle zone ritenute più a rischio gli enemy aliens furono tenuti a presentasi settimanalmente al locale posto di polizia. Secondi i provvedimenti del National security act del 1939-1940 il governo federale aveva il potere di rinchiudere nei campi di internamento chiunque venisse sospettato di mancare di lealtà nei confronti della nazione. Le autorità militari e le forze di polizia di ciascuno stato della federazione furono incaricati dellesecuzione dei relativi provvedimenti. Enemy aliens: gli italoaustraliani e il secondo conflitto mondiale, Gaetano Rando, 2005. |
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Non ci possiamo lamentare (We cant complain)Scheda tecnica Attraverso il racconto dei pescatori di aragoste di Fremantle e delle loro famiglie, rappresentanti della folta comunità di emigrati da Molfetta (Bari), e Capo dOrlando (Messina), vengono affrontate alcune delle problematiche sociali dellemigrazione italiana nel Western Australia. In particolare dalle loro storie emerge la grande capacità di ricreare agli antipodi, nella città più isolata del pianeta (Perth, capitale del Western Australia, di cui Fremantle è il porto, è confinata tra oceano e deserto), un ambiente simile a quello lasciato nei paesi dorigine: nello stile delle abitazioni e delle numerosissime attività commerciali, e nel mantenimento delle tradizioni culturali, religiose e familiari. Vengono narrate le difficoltà di inserimento nel mondo anglosassone distante culturalmente e geograficamente, lamore per il mare, elemento conosciuto che offre la sempre più redditizia pesca delle aragoste. Il forte legame con il paese dorigine è tuttavia accompagnato dalla consapevolezza di aver gettato lancora in Australia. E' cosģ che la frase pił ricorrente tra gli italiani emigrati a Fremantle, nel definire la propria condizione, č "non ci possiamo lamentare". Espressione che meglio di qualunque altra descrive il conflitto di quella generazione costretta a emigrare. |